Gli acari costituiscono la principale fonte allergenica nell’ambiente domestico e sono una delle cause più comuni di allergia respiratoria a livello mondiale. Nei soggetti sensibilizzati possono determinare importanti reazioni allergiche, quali riniti, congiuntiviti, asma e – talora – dermatiti.
Gli acari vivono e proliferano negli ambienti chiusi (indoor) per tutto il periodo dell’anno e pertanto determinano una allergia “perenne”, anche se più accentuata nel periodo autunno-inverno per la concomitante presenza di ottimali condizioni climatiche che ne facilitano la crescita.
Le specie di acari maggiormente rappresentate sono il Dermatophagoides Pteronyssinus, il Dermatophagoides Farinae e l’Euroglyphus Maynei. Si nutrono principalmente di cellule di desquamazione della cute, forfora sia dell’uomo che di altri animali, di corpi e frammenti d’insetti e anche di muffe. Un uomo adulto produce circa un grammo di forfora al giorno, quantità che permette di nutrire diverse migliaia di acari per svariati mesi (alte notizie qui).

Meccanismo allergico e principali allergeni degli acari
L’allergia agli acari è sostenuta da una reazione immunitaria mediata dalle IgE, anticorpi prodotti in seguito alla sensibilizzazione verso specifici allergeni (Der p1, Der p2, Der p23, Der p10) presenti principalmente nelle feci e nei frammenti corporei degli acari. Questi allergeni, una volta inalati, interagiscono con l’epitelio respiratorio e si legano alle IgE specifiche adese ai mastociti; questi si attivano rilasciando tutta una serie di mediatori (quali l’istamina) responsabili dei tipici sintomi dell’allergia.
Il Der p 10 è una molecola allergenica (una proteina della muscolatura detta anche “tropomiosina”), resistente alla temperatura e ai succhi gastrici, che presenta un’alta “affinità” con molecole dello stesso tipo presenti anche in crostacei, molluschi, lumache e altri insetti (anche grilli: quindi attenzione alla farina di grillo!). Per questo motivo i soggetti sensibili, se ingeriscono alimenti contenenti tropomiosina, possono manifestare reazioni allergiche anche gravi.
Prevalenza di questa allergia
L’allergia agli acari della polvere è estremamente diffusa a livello globale, con una prevalenza che varia significativamente in base a fattori geografici, climatici e socioeconomici. In Italia, la prevalenza è simile a quella europea, con tassi di sensibilizzazione nella popolazione generale che variano tra il 15% e il 25%.

I principali fattori che influenzano la prevalenza sono rappresentati da:
- Clima: l’alta umidità e le temperature miti favoriscono la proliferazione degli acari
- Urbanizzazione: le abitazioni moderne, spesso ben isolate e con ridotto ricambio d’aria, creano un ambiente ideale per la crescita degli acari
- Età: l’allergia agli acari è particolarmente comune nei bambini e nei giovani adulti.
Sintomi, quando sospettare l’allergia agli acari
L’allergia agli acari si manifesta con una varietà di sintomi che interessano principalmente le vie respiratorie, le congiuntive e, in alcuni casi, la pelle. La gravità dei sintomi correla con il livello di sensibilità individuale e l’entità della esposizione allergenica. La sintomatologia si accentua in ambiente chiuso e peggiora in specifici momenti dell’anno – come durante l’autunno-inverno – quando l’umidità, il ridotto ricambio d’aria e l’uso del riscaldamento domestico contribuiscono ad aumentare la concentrazione allergenica.

Le possibili manifestazioni cliniche dei soggetti con allergia agli acari sono:
- Rinite allergica: è la manifestazione più comune e si presenta con starnuti frequenti, congestione nasale, rinorrea prevalentemente acquosa e prurito nasale. Nei casi più severi, può compromettere il sonno e la qualità della vita
- Congiuntivite allergica: spesso associata alla rinite, si manifesta con prurito oculare, lacrimazione, arrossamento e sensazione di corpo estraneo negli occhi
- Asma allergico: l’esposizione agli allergeni degli acari può indurre o esacerbare l’asma. I sintomi includono difficoltà respiratoria, senso di costrizione toracica, tosse e sibili prevalentemente espiratori. L’esposizione cronica può portare a un’infiammazione persistente delle vie aeree
- Dermatite atopica: nei soggetti predisposti, gli allergeni degli acari possono determinare e/o aggravare dermatiti, causando prurito intenso, arrossamento, desquamazione e, in alcuni casi, infezioni secondarie.
Come si arriva alla diagnosi

I vari momenti per arrivare a diagnosticare l’allergia agli acari sono rappresentati da:
- Anamnesi: come per tutte le altre allergie è un momento fondamentale. È necessario raccogliere una storia clinica dettagliata, indagare accuratamente la tipologia dei sintomi, la loro stagionalità, presenza nell’arco delle 24 ore, i fattori aggravanti o attenuanti la sintomatologia (come ambiente indoor, esposizione a polvere, ecc.)
- Obiettività clinica: vanno esaminate le mucose nasali (che nel soggetto allergico presentano peculiari caratteristiche), l’orofaringe, l’apparato respiratorio e il distretto cutaneo specie se viene riferita una dermatite
- Test cutanei (Prick Test): sono i test di primo livello. I comuni estratti allergenici (per le forme perenni e stagionali) in genere sono sufficienti per la diagnosi
- Dosaggio delle IgE specifiche e delle molecole allergeniche: sono test di secondo livello e possono essere utilizzati per approfondire la diagnosi specie nei soggetti con sensibilizzazione verso molteplici allergeni (polisensibilizzazione)
- Test di provocazione: è un test di terzo livello, utilizzato in casi dubbi o selezionati (per esempio nella cosiddetta “rinite allergica locale” ) per confermare la diagnosi.
Trattamento terapeutico
La terapia dei pazienti allergici agli acari si basa su tre approcci principali:
- Profilassi ambientale: l’allergia è una reazione immunologica conseguente alla esposizione a sostanze esterne verso le quali il soggetto si è precedentemente sensibilizzato. Per il paziente allergico risulta quindi fondamentale adottare tutte le misure utili a limitare l’esposizione agli allergeni (uso di coprimaterassi e cuscini anti-acaro, lavaggio frequente di biancheria a temperature superiori a 60 °C, riduzione dell’umidità domestica al di sotto del 50%, ecc.)
- Terapia farmacologica: è una terapia sintomatica finalizzata a prevenire l’insorgenza dei sintomi. Lo scopo è di neutralizzare le sostanze responsabili delle manifestazioni cliniche. Sospendendo il trattamento, e quindi l’effetto farmacologico, i sintomi si ripresenteranno qualora permanga l’esposizione all’allergene.

- Immunoterapia allergene specifica (AIT): prevalentemente effettuata per via sublinguale, in compresse o gocce. Agisce a monte della reazione allergica modulando la risposta immunitaria e modifica la storia naturale della malattia. Risulta particolarmente efficace sul controllo dei sintomi e possiede un’azione a lungo termine che persiste anche dopo la fine del trattamento. Presenta inoltre un effetto preventivo poiché riduce il rischio di aggravamento e/o comparsa di nuove patologie, così come riduce la possibilità di sviluppare la polisensibilizzazione, ovvero ulteriori sensibilizzazioni verso altri allergeni.