L’allergia alimentare può manifestarsi in qualsiasi età. Secondo le stime più recenti l’allergia alimentare interessa l’8-10% dei bambini di età inferiore ai 3 anni e circa il 4% della popolazione adulta, anche se la percezione globale di “allergia alimentare” nella popolazione generale risulta molto più alta, intorno al 20%.
In età pediatrica l’allergia spesso regredisce (come per esempio per latte e uovo): ciò è riconducibile alla progressiva maturazione dell’apparato gastrointestinale che si traduce in una crescente tolleranza verso gli allergeni alimentari con conseguente attenuazione o scomparsa dei sintomi dopo i primi 5-8 anni di vita. Quando invece l’allergia compare in età adulta tende, in genere, a persistere per tutta la vita.
Quando sospettare una allergia alimentare
L’allergia alimentare può presentarsi con un ampio spettro di manifestazioni cliniche che spaziano da sintomi lievi fino allo shock anafilattico, potenzialmente fatale. Segni e sintomi compaiono a breve distanza dall’assunzione dell’alimento (da pochi minuti a max 2-4 ore) e sono tanto più gravi quanto più precocemente insorgono. Possono interessare diversi organi e apparati, anche in associazione.
- Cute: orticaria, angioedema, eczema
- Cavo orofaringeo: gonfiore delle labbra, prurito in bocca, voce rauca
- Apparato respiratorio: broncospasmo e tosse, difficoltà respiratoria, naso chiuso e gocciolante
- Occhi: prurito, rossore delle congiuntive, lacrimazione, edema periorbitale
- Apparato gastroenterico: nausea, vomito, diarrea e crampi intestinali, reflusso gastroesofageo, stomatiti aftose recidivanti
- Apparato cardio-circolatorio: aumentata frequenza dei battiti cardiaci, aritmie, pressione bassa, vertigini, sensazione di svenimento, perdita di coscienza, shock anafilattico

La gravità del quadro clinico dipende principalmente dalle caratteristiche fisico-chimiche della proteina allergenica verso cui il soggetto è sensibilizzato. In genere gli allergeni resistenti alla cottura e alla digestione gastrica sono responsabili di reazioni sistemiche talora anche molto gravi; al contrario le proteine che vengono denaturate dal calore e dai succhi gastrici causano solitamente sintomi per lo più locali e lievi e solo se l’alimento viene consumato crudo.
L’importante ruolo dei “cofattori”
In alcuni casi la comparsa di sintomi in un soggetto con sensibilizzazione verso un determinato allergene alimentare è condizionata, oltre che dall’assunzione del cibo incriminato, dalla contemporanea presenza di “cofattori” quali lo sforzo fisico (effettuato entro 2-4 ore dall’ingestione dell’alimento), assunzione di farmaci antinfiammatori (FANS), bevande alcoliche, farmaci antiacidi (quali gli inibitori di pompa protonica) ma anche infezioni, mestruazioni, stress, disidratazione. In altre parole se il paziente sensibilizzato consuma il cibo in assenza di cofattori l’alimento risulta tollerato; al contrario, i sintomi si manifesteranno solo con la concomitante presenza di un cofattore. Non è del tutto certo il meccanismo tramite il quale i cofattori possono scatenare la reazione, anche se è stato dimostrato come sforzo fisico, alcol e FANS siano in grado di aumentare la permeabilità intestinale.

A volte, quando il solo consumo dell’alimento è sufficiente a scatenare una reazione allergica, i cofattori possono contribuire ad abbassare la soglia di reattività e determinare la comparsa di reazioni molto più severe.
Alimenti in causa
In teoria ogni proteina alimentare può rappresentare un allergene e quindi qualsiasi alimento potrebbe causare allergia. Tuttavia, in base alla diversa capacità di determinare reazioni allergiche, è stato documentato che solo un ridotto numero di alimenti è responsabile di oltre l’80-90% delle reazioni allergiche tanto da essere definiti “the big 8”. Si tratta di arachidi, frutta a guscio, soia, crostacei e molluschi, pesce, latte, uova e cereali.
Nei bambini gli alimenti responsabili della stragrande maggioranza delle reazioni allergiche sono latte, uova, arachidi, pesci, frutta secca e soia; negli adulti arachidi, frutta a guscio, pesci, crostacei, soia, frutta e verdura.

Le allergie alimentari IgE mediate possono essere causate da una sensibilizzazione primaria o secondaria.
- La sensibilizzazione primaria avviene per via alimentare ed è diretta verso uno specifico allergene presente nell’alimento. Talora, eccezionalmente, l’allergene può determinare gravi problemi anche quanto inalato: è il caso dei vapori di cottura (crostacei) o di microscopiche particelle disperse nell’aria ambiente (latte, arachidi).
- Più frequente (60%) è la sensibilizzazione secondaria verso molecole, affini ma non uguali, presenti sia negli allergeni respiratori (pollini e acari) che negli alimenti. Ad esempio, un soggetto allergico ai pollini di betulla può presentare sintomi mangiando la mela (o altri frutti appartenenti al gruppo delle rosacee) poiché in questo frutto sono abitualmente presenti delle proteine con struttura simile a quelle presenti nel polline di betulla. In genere i sintomi sono di modesta entità e si limitano alla bocca (prurito, gonfiore); raramente possono svilupparsi sintomi anche gravi . Questa condizione, denominata Sindrome Orale Allergica (SOA) è una allergia alimentare secondaria, conseguenza della primaria sensibilizzazione verso i pollini.